Aizen

Aizen , divinità giapponese, rappresenta l’amore ed è venerato da prostitute, cantanti e musicisti, dall’aspetto ostile è considerato un essere generoso con l’umanità.

Aizen

Conosciuto anche come Rāarāja dalle tradizioni Vajrayana, venerato principalmente nei rami Shingon e Tendai.

Attualmente è considerato una delle divinità giapponesi più importanti, così come nei rami del buddismo esoterico cinese.

Origine

Originariamente una divinità indù adottata dai buddisti per essere successivamente conosciuta in Cina come Àirăn Míngwáng, che significa “Re della saggezza legato alla lussuria”. Conosciuto in Giappone come “il dio dell’amore”.

il dio dell’amore

È l’incarnazione del desiderio lussurioso e dell’amore trasformato in risveglio spirituale.

Questa qualità di trasformare l’erotismo in amore è sinonimo di riverenza da parte dei devoti che cercano la via della perfezione dei propri sentimenti e del proprio spirito attraverso l’energia sessuale convertita in sublime misericordia.

Caratteristiche dell’Aizen

L’aspetto di Aizen è raffigurato con fiamme sulla testa, sinonimo della sua passione e lussuria, è coronato da una testa di leone, che enfatizza la sua repressione e un’espressione arrabbiata sul suo viso, qualcosa che mette a confronto le sue vere azioni d’amore. e misericordia poiché è considerata una delle divinità più protettive del buddismo.

I seguaci di questa divinità sono rappresentati con aspetto minaccioso, essendo portatori di armi poiché hanno il compito di sottomettere ogni tipo di entità malvagia.

Ha anche un terzo occhio sulla fronte e sei braccia, con le quali è in grado di tenere vari oggetti. Asso:

  • una campana, la cui funzione è attirare energie positive verso la vita.
  • un fiore di loto chiuso, il cui significato è il trionfo della purezza spirituale sulle emozioni carnali.
  • un oggetto rituale chiamato vajra e un arco con le sue frecce, sinonimo di forza e impenetrabilità.

Un’altra caratteristica molto particolare è che in una delle sue mani sembra non tenere nulla, ma la tradizione vuole che sia un oggetto invisibile che solo i devoti possono apprezzare.

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